Un istituto sindacale
per la cooperazione allo sviluppo

La difesa dei diritti dei lavoratori in Italia passa anche attraverso la difesa dei diritti dei lavoratori nel mondo.

L’Iscos è un’organizzazione non governativa (ONG) nata nel 1983 dall’esperienza della Cisl per promuovere azioni e progetti di cooperazione internazionale, secondo i principi della solidarietà, della giustizia sociale, della dignità dell’uomo e della pace.

Le nostre priorità sono: la difesa delle libertà sindacali e dei diritti umani, la lotta alla povertà e alle discriminazioni, il sostegno alle comunità colpite da catastrofi naturali e guerre.

Perché una ONG sindacale

Le crisi economiche e le pandemie ci hanno mostrato che le azioni in difesa dei confini nazionali non sono efficaci come le risposte globali ai problemi. Crediamo che anche l’azione sindacale debba essere globale.

Diritto allo sciopero, sicurezza sul lavoro e protezione sociale sono infatti temi sempre più emergenti nel Sud del mondo, dove l’ISCOS è impegnato nel sostenere la nascita e la crescita di forti movimenti sindacali.

I nostri progetti testimoniano come il lavoro dignitoso, il dialogo sociale e la formazione professionale e sindacale sono concetti chiave per lo sviluppo, la lotta alla povertà e la difesa dei diritti umani.

Vision

La povertà, l’esclusione sociale, l’assenza di diritti umani e sindacali sono frutto della prevaricazione degli interessi individuali e privati sui criteri etici e democratici di ridistribuzione delle ricchezze del pianeta. I paesi arretrati rischiano di rimanere in una condizione di sottosviluppo permanente e senza stabilità e pace. 

ISCOS aspira a sviluppare e rafforzare la solidarietà e i legami fra i popoli, favorire il progresso economico, sociale, tecnico e culturale, per contribuire alla realizzazione di un mondo in cui lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani e associativi, le libertà fondamentali e la giustizia sociale rappresentino i veri principi della globalizzazione.
Ci impegniamo per costruire una società che metta al centro il benessere della persona nel suo complesso e non solo quello economico.
Sosteniamo le comunità nel loro equilibrio con l’ambiente e con le comunità vicine, con il controllo sui processi culturali e produttivi del territorio in cui vivono.

Consideriamo i sindacati come forza necessaria per esprimere i bisogni e le richieste dei lavoratori ed elemento fondamentale per lo sviluppo della democrazia. Promuoviamo il lavoro dignitoso come strumento principale di redistribuzione della ricchezza, insieme a istruzione, sanità pubblica, politica fiscale.

Mission

Le iniziative dell’ISCOS privilegiano la crescita di singoli e dei gruppi attraverso percorsi di emancipazione, di partecipazione, di responsabilità personale e collettiva.

Sosteniamo la crescita delle organizzazioni della società civile e di forti e rappresentativi movimenti sindacali come strumenti di una democrazia effettiva e funzionante.

Elaboriamo programmi socio-economici per l’accesso al lavoro dignitoso e per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni coinvolte nei nostri progetti.

 

I valori

Solidarietà e sostegno

Rispetto e reciprocità

Coinvolgimento e autodeterminazione

Sostenibilità ambientale

Lavoro dignitoso

Dialogo sociale

I temi

Secondo le recenti stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) infatti, le donne sono ben lontane dal raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e, in molti casi, sono intrappolate in lavori poco qualificati e poco retribuiti. La nostra azione è quella di promuovere opportunità per donne e uomini di ottenere un lavoro dignitoso in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità umana.

L’obiettivo dei nostri progetti è quello di migliorare le competenze delle donne in materia di gender policy e di conseguenza la loro incidenza sulle politiche aziendali attraverso l’esercizio di una forte e competente rappresentanza nei comitati femminili aziendali.

In Mozambico e in Palestina supportiamo le donne attraverso la formazione professionale e sindacale.
In Senegal mettiamo le donne al centro di pratiche di sviluppo sostenibile, di attività generatrici
di reddito, della promozione della salute e dell’istruzione scolastica,
promuovendo
parità di accesso a risorse e possibilità

Favoriamo l’avvio e la gestione di microimprese insieme alle donne peruviane, lavoriamo al fianco delle donne bosniache al rafforzamento della società civile impegnandoci insieme a loro nella lotta per superare le situazioni di fragilità sociale di donne vittime di guerra sono parte dello stesso percorso. 

L’obiettivo delle nostre azioni è quello di fare in modo che le donne siano ascoltate; che le loro conoscenze ed esperienze vengano riconosciute; che le loro aspirazioni, i loro bisogni, le loro opinioni e i loro obiettivi siano presi in considerazione; che possano partecipare ai processi decisionali in ambito politico, economico e sociale.

Il sistema produttivo ed economico capitalista, insieme alla visione colonialistica di gestione e sfruttamento delle risorse, ha generato la crisi ambientale che stiamo vivendo, che si abbatte soprattutto sulle aree e popolazioni più svantaggiate e deboli del nostro pianeta. 

Per Iscos l’intervento su queste tematiche è sempre più urgente e necessario. Nei nostri progetti sono sempre più presenti pratiche di agroecologia nel rispetto delle biodiversità locali con esperienze di imprenditorialità sociale e cooperativismo. In El Salvador promuoviamo la diversificazione produttiva nell’ambito delle politiche di restaurazione degli ecosistemi, un mix di riforestazione, conservazione del suolo e delle acque, di recupero e di valorizzazione dei saperi e delle biodiversitá utilizzando la metodologia “De campesino a campesino” che utilizza la formazione orizzontale basata sui promotori, loro stessi piccoli agricoltori (formazione e assistenza tecnica con effetto moltiplicatore). Abbiamo portato questa metodologia nelle zone di frontiera dell’Amazzonia tra Perù, Colombia e Brasile. In Perù e Bolivia sosteniamo le organizzazioni degli allevatori di camelidi sudamericani per rendere economicamente sostenibile l’unica attività produttiva alternativa al lavoro in miniere di oro e rame per migliaia di famiglie delle Ande del Sud.

Riteniamo che la tutela dell’ambiente venga lasciata troppo spesso all’azione di singoli individui (attivisti) o di qualche associazione locale. Dobbiamo invece lavorare per costruire le possibilità di una tutela collettiva e organizzata dei diritti umani ambientali in cui anche i sindacati dei diversi Paesi in cui operiamo siano protagonisti, superando il conflitto – del tutto apparente  – tra diritto al lavoro e diritto all’ambiente. Su queste linee di intervento stiamo lavorando nella Provincia di Tete in Mozambico e nel sud del Perù, in collaborazione e raccordo con le federazioni sindacali internazionali di riferimento.

Dovremo lavorare sempre di più per il dialogo sociale e costruire reti locali di azioni e di soggetti (enti locali, organizzazioni della società civile, sindacati, università e scuole) che, con il supporto di omologhe reti internazionali, possano agire sul territorio con la capacità di rendere più fattiva ed integrata l’applicazione degli obiettivi e delle indicazioni previste dall’Agenda 2030.

Le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni e a mancanza di pari opportunità che producono una limitazione alla partecipazione sociale e violano ogni giorno i loro diritti umani. 
Fare interventi di cooperazione internazionale sulla disabilità vuol dire agire per aprire il contesto di intervento a pratiche di democrazia e diritti umani.

Il nostro agire nella cooperazione internazionale su inclusione sociale e disabilità significa
contribuire alla qualità della democrazia a livello comunitario, dal basso, e nella costruzione
delle sue sfere pubbliche. Intervenire su questi temi significa lavorare sulle competenze di operatori, formatori, insegnanti, quindi significa svolgere una formazione rivolta ai lavoratori,
migliorandone le skill e le competenze, sia come lavoratori che come cittadini. La disabilità ci
fa scoprire prossimi, strumentati di empatia, conoscenza e reciprocità, capaci di comunicazione e organizzazione finalizzate al con-vivere.  La disabilità incide sul nostro orientamento e ci rinforza nel ri-organizzarsi in una prospettiva inclusiva, avendo cura di non produrre degli scarti. La disabilità e i suoi percorsi e approcci al cambiamento, ci portano ad assumere e significare il conflitto come valore, e la guerra e l’indifferenza come disvalore. 

In questi anni la rete ISCOS è intervenuta sui diritti delle persone con disabilità in diversi contesti geografici e culturali, quali l’Est Europa (Ucraina, Bosnia Erzegovina), Africa (Eritrea, Mozambico, Senegal) e America Latina (Brasile, Bolivia) con progetti finalizzati alla formazione di competenza di operatori sociali e insegnanti della scuola primaria e secondaria, modificazione dei contesti, soprattutto in ambito educativo e dell’istruzione, e della formazione e dell’inserimento professionale. I principali partner accademici con cui siamo intervenuti sono stati le Università di Parma e di Bologna in Italia e le Università di Zhytomyr (Ucraina), Universidad Autonoma René Gabriel Moreno Santa Cruz de la Sierra e Universidad Mayor San Andrés de El Alto (Bolivia), Università Cheikh Anta Diop (Senegal) e Università Eduardo Mondlane (Mozambico). 


Come Istituto Sindacale per la Cooperazione allo Sviluppo sosteniamo il diritto al lavoro, alla libera scelta di un impiego, a condizioni di lavoro adeguate, alla protezione dai rischi della disoccupazione, e a specifici diritti del lavoro che includono: remunerazioni adeguate alla dignità umana, protezione sociale, periodi di riposo, limiti orari, ferie e libertà di associazione sindacale. La globalizzazione deve essere equa e solidale e guardare alla sostenibilità dello sviluppo e soprattutto mettere i bisogni e i diritti della persona al centro.  

Fin dalle sue origini, ISCOS svolge attività di rafforzamento dei sindacati nei Paesi di intervento, grazie alla collaborazione coi sindacati locali, in particolare con la CUT Brasil, Consilmo e OTM Mozambico, CNTS Senegal, CETU Etiopia e NCEW Eritrea, CNUS Repubblica Dominicana, APTFU Pakistan, CUT Chile, CTA Argentina, CUT Colombia, PIT-CNT Uruguay ecc.  Stiamo promuovendo sempre più spesso partenariati strategici con ISCOD, promossa da UGT Spagna, e con federazioni internazionali come, ad esempio, IndustriALL Global Union. 

ISCOS svolge un’attività di ricerca fondamentale anche per pianificare buone politiche sindacali, cercando di favorire collaborazioni con università e istituti di ricerca locali, come nel caso delle esperienze nel settore minerario in Mozambico, o in quelli del tessile-abbigliamento e floro-vivaistico in Etiopia. Abbiamo promosso scambi internazionali con aziende italiane e la Femca
Cisl, e attività di responsabilità sociale d’impresa e certificazioni di sostenibilità per aziende che
operano in loco, come nel caso dell’Etiopia dove è stato realizzato un asilo aziendale e sono
attualmente in corso attività in questa direzione. 

Oltre alle attività nell’ambito della tutela dei diritti e della organizzazione dei lavoratori, ISCOS promuove la creazione di lavoro dignitoso mediante formazioni tecnico-professionali, dando particolare enfasi alle categorie più vulnerabili quali giovani e donne. Questo è emerso con particolare evidenza nelle esperienze nel settore agricolo in Mozambico e Senegal, nei settori
ittico e agro-alimentare in Senegal e Albania, in Repubblica Dominicana e Haiti, con i minori in
conflitto con la legge in Bolivia. 

Da ultimo, il lavoro dignitoso viene promosso anche attraverso il sostegno e la promozione di imprese autogestite dai lavoratori stessi, tra queste associazioni di produttori agricoli e cooperative, in molti casi attive in contesti ambientali di estrema difficoltà, caratterizzate da produzione per l’autoconsumo familiare, carenze tecnologiche, mancanza di risorse economiche e di politiche di sviluppo, contesti di forte marginalità e fragilità sociale.  È il caso dei produttori indigeni e riberinhos dell’Alto Solimoes in Amazzonia, con i produttori del Corredor Seco in Salvador, i pescatori e i lavoratori delle fabbriche per la trasformazione e conservazione del pesce in Senegal. Particolarmente significativo è l’esperienza degli allevatori di camelidi sudamericani del Perù organizzati in un consorzio per l’esportazione della fibra di alpaca e vigogna che, grazie alla collaborazione con Femca Cisl, siamo riusciti a mettere in contatto con aziende tessili dei distretti industriali di Prato e Biella che oggi acquistano importanti lotti di fibra semi-lavorata direttamente dai produttori andini, quechua e aymara. È ad oggi l’unica esperienza di questo tipo nel settore. 

I Popoli indigeni vengono assunti fra gli emarginati o gli arretrati, in ritardo rispetto al raggiungimento di
certi livelli di sviluppo. Riteniamo molto fuorviante catalogare in questo modo popolazioni con visioni del mondo e modelli di vita molto diverse da quelle occidentali. 
Vogliamo invece tutelare i diritti tradizionali dei popoli originari attraverso un approccio che promuove un allargamento della sfera dei diritti nel rispetto della loro condizione di popoli indigeni. Vogliamo favorire una loro partecipazione negli spazi pubblici e di decisione politica, supportando la loro lotta contro l’invisibilità, il silenzio e la svalorizzazione delle loro culture e lingue originarie. Vogliamo inoltre intervenire per il diritto all’istruzione dei bambini e delle bambine dei popoli indigeni e tradizionali, per un progressivo empowerment e riconoscimento dei diritti delle ragazze e delle donne (a volte anche in opposizione a pratiche tradizionali lesive dei loro diritti), Difendiamo il diritto a tutelare il proprio modo di vivere rispettoso degli habitat di vita. Un territorio etnico non è un territorio da civilizzare o modernizzare, né un patrimonio da conservare senza interazioni e senza interventi. Sostenere i popoli indigeni significa anche agire per la salvaguardia delle biodiversità e contribuire alla lotta al riscaldamento globale.  

Ci sembra opportuno e necessario accompagnare i percorsi e le esperienze per una nuova autodeterminazione dei popoli indigeni in nuove relazioni (e rivendicazioni) nei confronti degli Stati nazionali nel rispetto di una nuova cittadinanza pluriculturale. I nostri interventi sui diritti dei popoli indigeni e tradizionali sono stati concentrati prevalentemente in ambito amazzonico (Brasile) e in ambito andino (Perù) con progetti volti al miglioramento delle attività economiche e di autoconsumo endogene delle popolazioni locali nel pieno rispetto e nella valorizzazione del loro ambiente, sia esso di foresta pluviale tropicale che degli altopiani andini, nel miglioramento delle loro pratiche produttive, nella tecnologia applicata e nei processi di trasformazione dei loro prodotti, anche per mercati nazionali e internazionali, come il caso dell’alpaca e della vigogna. 

La libertà di emigrare si presenta così come libertà e diritto universalmente riconosciuto, tuttavia il suo fenomeno speculare, quello di immigrazione, non trova la stessa disciplina a livello internazionale. Pare evidente la necessità di una maggiore coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile e una migliore articolazione del rapporto tra migrazione, sviluppo e sicurezza secondo un approccio basato sui diritti umani.

Come ISCOS ci allontaniamo da un approccio che utilizza l’aiuto allo sviluppo, il commercio e le politiche in materia di visti, come leva per facilitare rimpatri efficaci, sostenere la sicurezza nazionale e rafforzare i controlli alle frontiere di paesi partner. Migrazioni e sviluppo non sono alternative, ma costituiscono una relazione storicamente situata. Ci rifacciamo a una concezione della politica migratoria dalla mobilità aperta. Occorre passare dall’assunto di sostenere lo sviluppo nei paesi di origine per ridurre i flussi migratori, alla valorizzazione dei migranti per lo sviluppo dei Paesi di origine così come contestualmente dei paesi di destinazione.

Per ISCOS questo si traduce in esperienze di tirocini formativi in Italia, che hanno coinvolto giovani tunisini permettendo la creazione di imprese in Tunisia e la nascita di nuove relazioni commerciali per le aziende italiane ospitanti. ISCOS si impegna in una politica di cooperazione allo sviluppo che consente e promuove l’accesso dei migranti al dialogo sulla programmazione e sulle azioni da realizzare ed è per queste ragioni che le nostre attività sul tema, sono sempre partite dall’assunto del pieno protagonismo delle comunità locali coinvolte, come è accaduto con i nostri progetti in Senegal e Mali. 

Da ultimo, l’estrazione sindacale di ISCOS, porta con sé una grande attenzione per le diaspore presenti nel territorio italiano. La componente del lavoro e le relative garanzie di tutele hanno favorito e reso indispensabile la costruzione di una rete in cui il migrante non è un soggetto isolato. Una rete in cui trovare utili riferimenti per il lavoro, la qualificazione, la socializzazione, il sostegno materiale e morale. Attraverso eventi di sensibilizzazione, narrazione e coinvolgimento nelle attività e nei risultati dei nostri progetti di cooperazione, favoriamo la costruzione di ponti di collegamento tra le diverse realtà internazionali. 

Il team

Vincenzo
Russo

presidente

Enrico
Garbellini

coordinatore area progetti e referente area america latina

Elena Chiamberlando

referente senegal Assistente ai progetti e comunicazione

Florinda
Mancino

REFERENTE PAKISTAN ASSISTENTE AI PROGETTI

Alessandra Boschetti

RESPONSABILE AMMINISTRAtiva

Vincenza
Boccuzzo

contabile

Tiziana
Pili

segreteria

Gianni
Alioti

COLLABORATORE VOLONTARIO

Il consiglio direttivo

Vincenzo
Russo

Presidente ISCOS

Giorgio Graziani

Segretario Confederale CISL

Liliana
Ocmin

Referente INAS

Paolo
Pozzo

Presidente ISCOS Piemonte

Maria Ilena Rocha

Presidente Anolf

Marco
Sciarma

FNP

Dario
Roncon

Presidente ISCOS Lazio

Marta Valota

Direttrice ISCOS Lombardia

La rete di Iscos
I progetti