Finiamo l’anno più soli. Claudio e Domenico ci mancherete.


di Gianni Alioti
Il 27 dicembre del 2019 ci ha portato via due persone a noi molto care. Claudio Stanzani e Domenico Amigoni, rispettivamente all’età di 71 e 73 anni. Entrambi con ancora tanta voglia di fare, nonostante l’età e la malattia che li consumava. E con numerosi sogni più dei pochi rimpianti. Il che ti mantiene giovane anche se viaggi oltre i settant’anni.
Due persone che, a modo loro e nei rispettivi ruoli, hanno rappresentato moltissimo per le politiche europee e internazionali della Cisl, di cui Iscos è stato ed è l’arto superiore di sinistra.
Claudio Stanzani nasce nel 1948 a Roma, da poco laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza”, approda giovanissimo nel 1974 (in quota Cisl) nel 
Centro Ricerche e Documentazione Rischi e Danni da Lavoro (Crd). Il centro promosso dall’allora federazione sindacale unitaria Cgil-Cisl-Uil, è diretto da Gastone Marri (Cgil), il padre della medicina dei lavoratori. Il Crd raccoglie e rilancia le esperienze delle lotte di fabbrica per migliorare le condizioni di lavoro, pubblica una rivista (Medicina dei Lavoratori) e conduce studi e indagini sulla prevenzione dei rischi alla salute e sicurezza sul lavoro.
Nel 1985, con lo scioglimento della federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil, si conclude l’esperienza del Crd, di cui Claudio nel frattempo diventa direttore subentrando a Gastone Marri. Lo storico archivio del Crd, per fortuna è salvato da Gastone Marri, Claudio Stanzani e Diego Alhaique. Sono circa 6.700 documenti di origine operaia e sindacale, quasi 14.000 documenti tecnici acquisiti dalla letteratura nazionale ed internazionale, oltre ad una biblioteca ed una emeroteca. Claudio fa a tempo a vederlo recuperato, catalogato e digitalizzato – attraverso un progetto INAIL – con un lavoro in partenariato realizzato da Ires (Cgil), SindNova (Cisl) e Ancs (Uil).
In parallelo all’esperienza del Crd, a cavallo degli anni’70 e ‘80 in Cisl, con la leadership di Pierre Carniti, c’è uno straordinario fermento culturale. Tra i tanti esiti di questo fermento, nel 1984 nasce SindNova, un Istituto per lo studio sull’innovazione e le trasformazioni produttive e del lavoro. Lo presiede l’economista genovese Lorenzo Caselli e Claudio Stanzani ne diventa segretario generale. SindNova, per 35 anni, sarà per Claudio – nel suo peregrinare tra Roma e Bruxelles – la sua “creatura”. Nella seconda metà degli anni ‘90 ne assume la presidenza. L’Istituto SindNova diventa da quel momento, per chiunque si occupi di sindacalismo europeo e internazionale, un riferimento esperto e uno spazio di progettazione per il lavoro sui CAE – comitati aziendali europei e, più in generale sul Dialogo Sociale e le direttive europee in materia di partecipazione, informazione e consultazione dei lavoratori nelle imprese. Sullo sfondo rimane anche l’esperienza accumulata da Claudio in materia di ambiente di lavoro. Le competenze di Claudio in qualche modo si travasano su SindNova e viceversa. Se, infatti, dal 1990 al 1994 Claudio è il referente italiano per l’Osservatorio europeo delle relazioni industriali – Euri, promosso dalla DG V (Affari Sociali, occupazione e pari opportunità) della Commissione Europea, dalla seconda metà degli anni ’90 ai primi anni duemila Claudio assume anche la responsabilità per la Cisl nazionale del coordinamento sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Incarico che Claudio lascia trasferendosi per quasi dieci anni a Bruxelles. Dal 2004 al 2012 ricopre il ruolo di direttore della Social Development Agency (SDA) promossa dalla Ces, la Confederazione europea dei sindacati. Il focus dell’Agenzia sono le relazioni industriali europee e internazionali nelle imprese multinazionali. Nel 2008 Claudio assume, come collaboratore, anche un incarico d’insegnamento in “Relazioni industriali e salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” presso l’Università di Urbino.
Nel 2013 ritorna definitivamente in Italia, dove si occupa fino al giorno della sua morte, di SindNova. A presiedere l’Istituto chiama Emilio Gabaglio ex-presidente delle Acli, ex-segretario confederale Cisl e segretario generale della Ces dal 1991 al 2003.
Nel corso del 2019, in discontinuità con la gestione degli ultimi 5-6 anni di Iscos nazionale, decidiamo di cooperare con SindNova nei progetti d’interesse europeo che coinvolgono i paesi delle sponde sud ed est del Mediterraneo non facenti parte della UE… Uno dei suoi lasciti, che abbiamo il dovere di portare avanti.
Tra le tante pubblicazioni di Claudio Stanzani segnaliamo solo gli ultimi due libri entrambi della Franco Angeli Edizioni:
Sindacato e contrattazione nelle multinazionali. Dalla normativa internazionale all’analisi empirica, Fausta Guarriello e Claudio Stanzani (a cura di), Milano 2018
Il Centro Ricerche e Documentazione rischi e danni da lavoro (1974-1985). Uno studio storiografico, sociologico e giuridico di una stagione sindacale, Claudio Stanzani (a cura di), Milano 2019
Vogliamo, infine, ricordare Claudio Stanzani non solo per quello che professionalmente ha fatto, ma anche per com’era. Utilizzando le tante parole di cordoglio (e di immensa tristezza) raccolte sui social. Claudio Arlati, la persona che più lo ha affiancato in questi ultimi anni nella gestione di SindNova ha scritto: “da Claudio ho imparato tanto, a cominciare dalla passione per il sindacato europeo e internazionale. È stato un intellettuale sensibile e intelligente, che aveva al centro del proprio pensiero e della propria azione la Persona. Di lui mi hanno sempre colpito l’orientamento ai valori (a cominciare da quelli Cisl) e la resilienza. Un maestro di tanti e per tanti”. Altri hanno sottolineato la perdita di “[…] un amico, una persona seria e competente, un sindacalista di grande valore che ha fatto della conoscenza la sua testimonianza di impegno”, una “perdita incalcolabile per la Cisl” in quanto “[…] è stato un grande intellettuale ed un grande uomo, per la sua modestia, il suo coraggio e la sua disponibilità”. Apprezzamenti arrivati anche da dirigenti di altre confederazioni sindacali: “[…] con la morte di Claudio, il sindacato italiano perde uno dei maggiori conoscitori della dimensione europea e internazionale del lavoro, oltre che una persona gentile, competente, rispettosa delle idee e delle convinzioni di tutti”. “[…] Claudio è stato un amico in tutti i sensi, umani, politici e sindacali, più belli di questa parola. Profondamente legato alla Cisl non è stato mai settario, ma sempre, totalmente, naturalmente, unitario; se capitava di litigare era per decidere che cosa fare insieme, mai per nuocere o cercare la divisione. Era una persona buona…”. Cordoglio e riconoscimenti pervenuti da sindacalisti e amici di altri paesi europei: dal Belgio alla Francia, dalla Germania alla Spagna, fino alla Turchia. Ne riporto uno per tutti: “[…] una grande perdita per il sindacalismo e per l’esercizio del libero pensiero. Un grande abbraccio alla tua famiglia e ai nostri colleghi e amici di CISL e SindNova”.
E c’è ancora chi evidenzia come Claudio fosse “[…] appassionato del suo lavoro. Competente come pochi. Le sue lezioni sul Sindacato Internazionale erano bellissime”. “[…] una persona e un dirigente sindacale di altissimo livello”.
Personalmente a conferma della sua personalità schiva e umile ho scritto, non senza una certa vena polemica, che “le poche immagini [di Claudio] che s’incontrano su internet sono inversamente proporzionali al peso che il suo lavoro ha avuto nel pensiero e nell’azione dei sindacati italiani (sia sul piano unitario, sia in ambito Cisl) e del sindacalismo europeo. […] in tutti i suoi incarichi ha sempre privilegiato l’essere rispetto l’apparire, il fare “competente” rispetto al <mettersi in mostra>. Il contrario di coloro che vagano per i media, con l’unico scopo di diventare ogni giorno “più gonfi di sé”.
Infine alcune testimonianze di chi ha condiviso con lui anni di lavoro: “Abbiamo cominciato assieme nei primi anni 70 e ci si ritrovava spesso a portare avanti alcune attività (anche alcune pazzie), ma è sempre stato bello lavorare con lui perché aveva idee innovative e grande rispetto per le persone.” “[…] Lavorare con lui era appassionante. Purtroppo non sempre la CISL lo ha capito o non lo ha voluto capire”. “[…] Ne ho conosciuti pochi del suo spessore umano e politico. Lo posso annoverare tra i miei maestri di vita, tra quelli che con la propria perseveranza, cordialità e cultura, sapevano inondare di luce ogni stanza buia”.
Domenico Amigoni nasce nel 1946 a Calolzio, in provincia di Lecco, dove trascorre la sua infanzia, prima di entrare ancora adolescente come operaio nella fabbrica di Mandello della mitica “Moto Guzzi”. In fabbrica, tra motori e odore di benzina, si avvicina all’impegno sindacale che non abbandona fino alla sua morte. Non avendo avuto la possibilità di continuare gli studi, Domenico Amigoni, decide nella seconda metà degli anni ’70 di iscriversi da lavoratore-studente al Liceo Classico “Alessandro Manzoni” di Lecco. Nonostante la fatica del lavoro in fabbrica, l’impegno sindacale e la presidenza del circolo Acli di Calolzio, all’età di 33 anni, nell’anno scolastico 1979-80, Domenico ottiene il Diploma di Maturità Classica.
Per lui “sindacato e istruzione” sono un binomio inscindibile che caratterizzerà, oltre le lotte contrattuali per il diritto allo studio e per la formazione continua, anche l’esperienza diretta nel campo della formazione professionale non solo in Italia, ma soprattutto nel successivo impegno nella cooperazione internazionale. Nino Sergi, tra i promotori dell’Iscos nazionale e direttore dal 1983 al 1992, poi direttore e presidente di Intersos, nell’esprimere il grande dolore e tristezza per la perdita di Domenico ricorda i molti “[…] anni passati insieme a mettere le basi per le attività di formazione professionale dell’Iscos in Mozambico e poi altrove”. “[…] un cammino comune nel primo decennio dell’Iscos. Un cammino che ha messo solide radici all’Iscos e alla sua azione di cooperazione internazionale”.
Domenico dalla nascita dell’Iscos nel 1983 ha trasferito le sue competenze sindacali e professionali nella cooperazione internazionale, sia lavorando come cooperante, sia ricoprendo per 15 anni il ruolo di direttore dell’Iscos Lombardia e, infine, coordinando il gruppo di appoggio Iscos nella Cisl di Lecco.
Domenico Amigoni lascia, pertanto, un enorme vuoto nella comunità, nel mondo del sociale, della cooperazione internazionale e del sindacato. Un uomo stimato e amato, che ha dedicato la vita agli altri. È stato davvero un brutto colpo per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. “Domenico era una persona stupenda, capace di cooperare con amore verso il prossimo” scrive Carlo Daghino ex-dirigente sindacale della Fim-Cisl di Torino e del Piemonte e, successivamente, direttore Iscos Piemonte e cooperante Iscos in Mozambico. “Domenico era un maestro” o “Un amico, con cui ho condiviso momenti entusiasmanti” gli fanno eco altre persone.
L’Iscos Lombardia nel dare la tristissima notizia scrive “[…] La perdita di Domenico Amigoni è la perdita di un amico, di un collega, di un compagno di viaggi, di progetti, di incontri e di sogni. Cooperante da sempre, insieme alla moglie Teresa e ai figli, già direttore del nostro istituto, si devono al sui impegno il progetto sul Cerron Grande in Salvador, i tanti interventi di cooperazione allo sviluppo a Maputo, in Mozambico e i progetti di Iscos in Bosnia dopo la guerra [dei Balcani] . Con Domenico Iscos Lombardia ha fatto grandi cose, di lui resterà la passione e l’amore per questa organizzazione, per la gente incontrata in ogni parte del mondo e il desiderio di donare un gesto di solidarietà sempre. Domenico, continueremo ad andare avanti con grinta, entusiasmo e passione, lo faremo anche per te”.
In un libro scritto da Domenico Amigoni e pubblicato dall’Edizioni Lavoro nel 2001, “Storie di cooperazione. Esperienze di un operatore dello sviluppo”, sono raccolte memorie di incontri, interviste, paesaggi delle dodici città dove l’autore si è spesso recato per realizzare programmi di sostegno allo sviluppo. Ne emerge uno spaccato insolito e originale di paesi quali il Mozambico, l’Ecuador, il Brasile, il Ghana, l’Albania, la Bosnia ecc. Il libro, oltre a descrivere il lavoro svolto dall’Iscos, l’istituto di cooperazione con i paesi in via di sviluppo al quale Domenico ha dedicato la sua vita, narra tradizioni e speranze di alcune tra le popolazioni più povere e delle aree più tormentate del pianeta.
Nel 2008 è l’editrice BiblioLavoro che pubblica il libro “Sulle strade di El Salvador. Cronache di cooperazione allo sviluppo”, nel quale Domenico Amigoni racconta la sua esperienza sul campo nella gestione dei progetti di Iscos in quel paese.
L’ultimo libro di Domenico Amigoni, scritto insieme a Rachele Pennati, già segretario Fnp Cisl Monza Brianza e pubblicato nel 2015 dalla Federazione nazionale pensionati Cisl Monza Brianza Lecco, si intitola “Solidarietà Internazionale a Lecco per il Mozambico”. Il volume, corredato anche da un dvd, raccoglie le interviste dei cooperanti di Lecco che a partire dal 1983 partecipano – fino al 1992 – alla realizzazione di una Scuola di Formazione Professionale a Maputo, quando la scuola passò ai mozambicani, che ormai avevano acquisito la necessaria preparazione per proseguire da soli. “Questo è il senso vero della cooperazione internazionale allo sviluppo – sottolinea Pennati – rendersi inutili al più presto affinché chi riceve aiuto e formazione possa poi camminare con le proprie gambe”. Verificare 30 anni dopo l’avvio cosa è rimasto dei tre progetti di cooperazione implementati è un modo serio per certificare i risultati nel tempo di quanto è stato concretamente realizzato.

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