Il contesto della crisi

Nel gennaio 2012 scoppia nel nord del Mali una ribellione guidata da un movimento separatista Tuareg, il Mouvement national de libération de l’Azawad (MNLA). L’MNLA si allea con diversi gruppi armati islamisti, e le loro prime conquiste territoriali portano il 22 marzo ad un colpo di stato militare a Bamako. Sotto le pressioni internazionali, i golpisti rapidamente rinunciano a governare, ma alcuni di loro continuano a interferire con le decisioni del nuovo governo civile. Complice l’incertezza politica nella capitale, la ribellione conquista in pochi giorni le tre regioni settentrionali di Kidal, Gao e Timbuktu – una zona in gran parte desertica, leggermente più grande della Francia. Poi annuncia la fine delle ostilità e proclama lo stato indipendente di “Azawad”, che non viene però riconosciuto dalla comunità internazionale. La situazione lungo la linea nord-sud, che di fatto divide il Mali, rimane calma fino alla fine del 2012, quando i gruppi islamici strappano il potere all’MNLA. Questi gruppi si mostrano più interessati ad imporre una rigida legge islamica del paese, piuttosto che ad un nord indipendente.

ECOWAS (la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) si mobilia per creare una forza Africana (AFISMA, African-led International Support Mission to Mali) per aiutare le autorità del Mali a ripristinare l’integrità territoriale del paese. il 20 dicembre 2012 il Consiglio di sicurezza dell’ONU autorizza AFISMA, con un mandato supplementare volto a garantire la sicurezza per l’assistenza umanitaria e il ritorno volontario degli sfollati. Poco dopo, gruppi di ribelli lanciano un’offensiva a sud, conquistando la città di Konna il 10 gennaio 2013. Il governo del Mali successivamente chiede l’immediata assistenza militare della Francia, che ha avviato rapidamente l’intervento. Il conflitto in corso ha avuto inizio nel bel mezzo di una crisi alimentare e nutrizione, che si estende a tutto il Sahel, erodendo la capacità di resistenza di milioni di persone che già soffrivano per la propria cronica povertà.

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