Spose bambine: un passo avanti in Mozambico.


Lo scorso Luglio il parlamento del Mozambico ha licenziato una legge che rende illegali i matrimoni con minori e punisce penalmente i maggiorenni che contraggono questi tipo di matrimoni ed hanno con minorenni rapporti sessuali.
La legge è ora alla firma del Presidente della Repubblica, Felipe Nyusi e ci si attende che entri presto in vigore. La legge, se approvata, metterebbe al passo la legislazione mozambicana con gli obblighi internazionali a protezione dei minori e delle ragazze sottoscritti dal Paese.
In Mozambico i matrimoni precoci sono molto frequenti e riguarda, così come in altri Stati, soprattutto le bambine. Secondo l’UNICEF, quasi la metà delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 14% prima di averne compiuti 15, il che fa del Mozambico il nono paese al mondo per matrimoni precoci.
Nel 2016 fu lanciato un piano strategico per la prevenzione dei matrimoni precoci, i cui risultati ed efficacia sono però ancora incerti.
Alla base del fenomeno dei matrimoni precoci, che riguardano in particolare le bambine e le ragazze, ci sono la discriminazione di genere, la povertà (il reddito pro-capite del Mozambico è uno dei più bassi al mondo), le gravidanze delle adolescenti.
L’impatto sulle giovani ragazze è devastante: oltre al rischio di una gestazione in età precoce e in scarse condizioni sanitarie, le cosiddette “spose bambine” restano irretite nella spirale della povertà, ossia l’impossibilità di migliorare la propria condizione personale ed economica a causa della difficoltà di apportare cambiamenti alle condizioni che la determinano, come, ad esempio, quella di avere una scolarizzazione migliore, che apra le porte a migliori opportunità personali e occupazionali.
Pochi giorni prima dell’approvazione della legge contro i matrimoni prematuri, la ministra dell’educazione rendeva pubblici i dati sull’abbandono scolastico, che vede i matrimoni e le gravidanze precoci tra le cause principali, assieme al mancato supporto famigliare. Negli ultimi 3 anni, sono state oltre 7.000 le bambine che hanno lasciato la scuola perché incinte.
Un decreto del 2003 obbligava le ragazze in gravidanza di frequentare solo i corsi serali organizzati nelle scuole. La norma, cancellata l’anno scorso, aveva sollevato molte critiche da parte delle organizzazioni della società civile, che ne evidenziavano il carattere ulteriormente discriminatorio ed il rischio a cui andavano incontro le bambine a spostarsi, a volte per molti chilometri in scarsità di mezzi di trasporto, durante le ore serali.
Stefano Frasca
Rappresentante ISCOS CISL in Mozambico

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