Il patto tra toro e inferno: il mercato thailandese della prostituzione minorile

di Maria C. Ferrara

Nei mercati finanziari il toro è il simbolo del rialzo; in Thailandia il mercato della prostituzione minorile è in continua ascesa, sembra che l’onda anomala del turismo sessuale non diminuisca.
Il fatturato del mercato per lo sfruttamento sessuale di minori, regge il confronto con quello di una grande impresa italiana: un giro d’affari in miliardi di dollari ogni anno. In Thailandia, le stime ufficiali parlano di oltre 800mila adolescenti, cifre precise sono impossibili, per un mercato che fa della clandestinità e della riservatezza le condizioni essenziali di prosperità.
Un mercato foraggiato da interessi di vari sistemi, dove la criminalità la fa da padrona, la politica del Governo vieta la prostituzione, ma di fatto la tollera per un crescendo bussines locale, dove la povertà delle zone rurali rende possibile l’incremento di questa pratica.
Il giro d’affari si aggira sui 6,4 miliardi di dollari l’anno: ovviamente, le prostitute non sono solo thailandesi, ma anche di origine cinesi, cambogiane, laotiane, vietnamite, provenienti dalle minoranze etniche come le karen, ’hmong, hakka, comprese ragazze russe. Queste ultime, con le ucraine, sono molto ricercate dai clienti locali per il colore bianco della loro pelle. Le ragazze povere provenienti da zone rurali della Thailandia si stima che possano inviare alle loro famiglie di origine qualcosa come 300 milioni di dollari all’anno.
La letteratura e la carta stampata, riportano casi trattati come un grave problema sociale, una sorta di ricerca narrativa verticale inizio-fine, dove la complessità iniziale di episodi seriali, ha un finale di numeri dell’orrore. In particolare, la realtà in termini numerici supera qualunque previsione; In Nepal, ogni anno 50.000 ragazze vengono vendute e finiscono a fare le prostitute a Bombay. I bambini e le donne coinvolti nello sfruttamento sessuale a fini commerciali sono 400.000 in India, 100.000 nelle Filippine, 100.000 a Taiwan e in Brasile, 35.000 nell’Africa occidentale, fra i 244 e i 325.000 negli Stati Uniti, 175.000 in Europa orientale.
I Governi hanno il dovere etico-morale di dare risposte per debellare questa piaga sociale. Nonostante la fase complessa per regolamentare il reato in ogni Stato, ad oggi l’unica definizione di «sfruttamento sessuale e commerciale dei minori» è stata formulata durante il Primo Congresso Mondiale sul tema che si è svolto a Stoccolma nel 1996. Nella Dichiarazione e Agenda per l’Azione si parla di una «violazione fondamentale dei diritti dei bambini che comprende l’abuso sessuale da parte dell’adulto e una retribuzione, in beni o in denaro, del minore e/o di terzi. Il bambino viene trattato sia come oggetto sessuale sia come oggetto commerciale. Lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali rappresenta una forma di coercizione e violenza esercitate nei confronti dei bambini ed equivale ai lavori forzati e a una forma di schiavitù contemporanea».
Purtroppo, il nostro Paese gode di un triste primato, è tra i primi sei Paesi per turismo sessuale , insieme a Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Giappone, un giro d’affari imponente, secondo solo al traffico della droga e delle armi. Papa Bergoglio durante la visita in Thailandia parla di prostituzione minorile: “Bimbi sfigurati nella loro dignità”.
Il fenomeno risale alle cronache alcuni giorni fa, con la drammatica scoperta del turista trevigiano, che dopo aver trascorso le vacanza in Thailandia ha scoperto di essere affetto da virus gonococco, una rara infezione di gonorrea che intacca il sangue e danneggia le articolazioni. Il paziente attualmente   ricoverato in ospedale, presso il reparto di malattie infettive.
Dietro a soldi, i corpi di milioni di bambini. Un milione di adolescenti, che ogni anno nel mondo vengono introdotti nel mercato del commercio sessuale. In tutto questo, emerge rabbia, umili sorrisi spezzati stacciati, dalle zampe del toro in nome della banalità del male.

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