Etiopia, diritti e lavoro nelle filiere globali del tessile-abbigliamento

A cura di Gianni Alioti

Una delegazione etiope, composta da due sindacalisti, Angesom Gebreyohannes, segretario generale nazionale del sindacato tessile della CetuConfederation of Ethiopian Trade Union e Hunde Gudeta, responsabile dipartimento formazione della Cetu e da due imprenditori del settore tessile-abbigliamento, Birhan Woldehana, manager dell’azienda conciaria Elico Awash Tannery e Mustafa Jemal, manager della Kombolcha Textile, è stata in Italia dal 9 al 20 febbraio 2020 invitata dagli Iscos Cisl regionali di Emilia Romagna e Marche, nell’ambito di due progetti di cooperazione.

Il primo progetto, denominato LaWE – “Lavoro dignitoso e women empowerment per un modello imprenditoriale di successo nei settori tessile e conciario etiopi”, è co-finanziato dalla Regione Emilia Romagna e ha come partner la Femca Cisl (Federazione Energia, Moda, Chimica e Affini) Emilia Romagna, la Industrial Federation Of Ethiopian Textile, Leather And Garment Worker Trade Unions / Confederation Of Ethiopian Trade Unions (Cetu), la Kombolcha Textile Share Company, la Filte spa e il Cotonificio Olcese Ferrari spa.
Gli obiettivi di LaWE sono quelli di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone occupate (soprattutto donne) in alcune aziende dei settori tessile e conciario etiopi. L’azione è finalizzata a favorire un modello imprenditoriale di successo basato sul rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici: dalla salvaguardia della salute e sicurezza sul luogo di lavoro all’implementazione della parità di genere in ogni sua forma. Attraverso un dialogo costruttivo con alcune realtà imprenditoriali locali del settore e partner sindacali etiopi e italiani, si favorisce sia la trasmissione di competenze, sia di strumenti per l’empowerment e l’emancipazione femminile.
Le persone coinvolte in loco dal progetto sono i manager di due aziende dei settori tessili e conciario etiopi, 150 lavoratrici e lavoratori di tre aziende etiopi degli stessi comparti industriali. I beneficiari indiretti sono circa 3mila persone.
Il secondo progetto, denominato “Lavoro dignitoso per le donne nella filiera del tessile in Etiopia – GABI”, è co-finanziato dalla Regione Marche e ha come partner la Femca Cisl Marche e la Industrial Federation Of Ethiopian Textile, Leather And Garment Worker Trade Unions / Confederation Of Ethiopian Trade Unions (Cetu).
Gli obiettivi di GABI sono complementari a quelli di LaWE… Iscos Marche in Etiopia è partner di diversi progetti di cooperazione di cui Iscos dell’Emilia Romagna è capofila. Focus centrale del progetto GABI è analizzare le condizioni di vita e di lavoro all’interno delle aziende del settore tessile e conciario e il ruolo del sindacato etiope, nei principali distretti industriali del paese.
A questo fine il 19 febbraio 2020 presso la sede regionale Cisl, in Via dell’Industria 17/A ad Ancona, l’Iscos Marche in collaborazione con Usr Cisl Marche e Femca Cisl marchigiana, ha organizzato il seminario dal titolo “Tessendo diritti. Filiere produttive in Etiopia: tra multinazionali e sindacati”. L’obiettivo è stato quello di sensibilizzare le Istituzioni e la società civile marchigiane sul tema del lavoro dignitoso nelle filiere produttive globali: dal rispetto dei diritti alla salute e sicurezza sul lavoro e alla parità di genere.

I lavori del seminario sono stati aperti da Vincenzo Russo, presidente di Iscos Cisl nazionale e direttore di Iscos Marche. Hanno fatto seguito, oltre gli interventi dei rappresentanti etiopi, quelli di Alessia Lo Turco, professore associato presso l’Università Politecnica delle Marche e di Piero Francia, segretario generale Femca Cisl Marche. Il seminario è stato concluso dall’intervento di Sauro Rossi, segretario generale Cisl Marche.

Il giorno prima, il 18 febbraio 2020, a Bologna il convegno organizzato da Iscos Emilia Romagna e dalla Femca Cisl emiliano-romagnola. Oltre a a conoscere il contesto e l’esperienza sindacale oggetto del progetto LaWE e la molteplicità delle azioni di cooperazione di Iscos Emilia Romagna in Etiopia, compresi progetti co-finanziati dall’AICS e dalla UE, scopo del convegno è stato riflettere sugli elementi significativi del processo di globalizzazione delle attività produttive e dei mercati. Il convegno ha messo a fuoco sfide e opportunità, sia per i sindacati, sia per le imprese coinvolte.
Il professor Gianluca Toschi, docente di Economia Internazionale presso l’Università di Padova, ha fatto il punto sugli aspetti fondamentali dei processi, delle trasformazioni e delle strategie che stanno avvenendo a livello mondiale dal punto di vista economico/produttivo e i conseguenti impatti a livello sociale (sviluppo, ricchezza, disuguaglianze, ecc.). Mentre gli interventi dei rappresentanti etiopi e di Alessandra Tolentino, ufficio internazionale Femca Cisl nazionale, Martina Caselli rappresentante aziendale Cadicagroup Spa di Carpi e Filippo Pieri, segretario generale regionale Cisl Emilia Romagna, hanno dato alcune risposte alle quattro domande fondamentali sollevate dal convegno:
1. È possibile creare una situazione win-win tra Nord e Sud del mondo? Se sì, come?                                                                          2. Come si affronta il cambiamento: gestione delle filiere produttive a livello globale: quali sfide e quali opportunità date dalla globalizzazione dei processi e dei mercati?
3. Il ruolo del sindacato: quali le possibilità e interconnessioni sovranazionali dell’iniziativa sindacale?
4. Il ruolo del cittadino: quali le opportunità e le sfide del consumo consapevole/critico?

Nei giorni precedenti la delegazione etiope ha realizzato un intenso tour di visite a fabbriche tessili e incontri con i rappresentanti dei lavoratori e sindacalisti Femca Cisl a Bologna, Brescia, Verona, Prato.

Questa esperienza condivisa tra Iscos, federazione di categoria e Cisl dimostra quanto sia importante, in questo specifico caso, la cooperazione allo sviluppo in paesi del sud ed est del mondo, a supporto delle politiche sindacali internazionali lungo l’intera catena globale del valore. L’Etiopia da diversi anni, ha attirato molti marchi globali di abbigliamento (tra cui marchi italiani come Calzedonia), sia per le politiche governative d’investimento nella creazione di nuovi distretti industriali e di promozione fiscale, sia per i bassi salari e la scarsa sindacalizzazione.
Una recente indagine dimostra che per sopravvivere ci sarebbe bisogno di un salario mensile intorno ai 146 dollari. Invece il 92,5 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici guadagna meno del minimo sufficiente per vivere, e l’8 per cento percepisce meno di 35 dollari. Il salario minimo e il salario di sussistenza sono al centro di una campagna del sindacato tessile etiope affiliato alla Cetu e all’IndustriALL Global Union. Con gli attuali salari la maggior parte delle persone che lavorano fa fatica a quadrare i conti ed emergere dalla soglia della povertà. Uno sviluppo economico incentrato sui bassi salari è destinato a non porre fine alle condizioni di povertà della maggioranza della popolazione etiope.
Per questo alla retorica con cui il Governo etiope dice di promuovere l’armonia industriale tra capitale e lavoro, bisogna rispondere che un’armonia tra le parti può essere raggiunta solo attraverso un effettivo dialogo sociale inclusivo. Significa rispettare il diritto fondamentale dei lavoratori alla libertà sindacale e alla contrattazione collettiva. Per raggiungere questo obiettivo, i progetti di cooperazione in Etiopia di Iscos in collaborazione con Femca Cisl s’inseriscono in un contesto più ampio al quale il sindacato tessile etiope sta lavorando insieme alla propria confederazione, all’organizzazione internazionale del lavoro, al sindacato olandese Fnv, all’istituto tedesco Friedrich Ebert Stiftung e ad IndustriALL Global Union.
In questo senso il sindacato etiope sta promuovendo la formazione in materia di contrattazione collettiva, come parte della campagna per un salario di sussistenza. La formazione dei delegati sindacali nel settore tessile-abbigliamento ha l’obiettivo di portare i diritti dei lavoratori in ogni singola fabbrica.

Condividi l'articolo: