Pensa ad Haiti, prega per Haiti. E insieme, facciamo qualcosa per gli haitiani.

Articolo di Enrico Garbellini


Più di un decennio dopo il terremoto del 2010 (che ha ucciso 316mila persone, ferendone
350mila, lasciandone un milione e mezzo senza casa) e cinque anni dopo che l’uragano Matthew ha devastato la stessa regione nel 2016, Haiti è stata colpita nell’agosto 2021 da un altro terremoto di magnitudo 7.2 che ha provocato 2.500 vittime, oltre 12mila feriti ed ha colpito direttamente 600mila persone, ovvero circa il 40% della popolazione dei tre dipartimenti. Più di 115.000 case risultavano danneggiate o distrutte.

Le vittime di questo sisma, rispetto a quello del 2010, sono nettamente inferiori, ma l’evento
non ha fatto altro che acuire la tragedia che vive il Paese da decenni. Secondo le stime, prima del terremoto dell’agosto 2021, più di 1,1 milioni di persone era sull’orlo della carestia, tra cui centinaia di migliaia di bambini.

 

Il Paese vive una crisi generale di portata epocale. La precaria situazione economica si
accompagna ad istituzioni deboli e ad una società civile frammentata e poco strutturata.
Da questo contesto sono fuggiti, e continuano a fuggire, migliaia di haitiani cercando di come sopravvivere in altri Paesi, in primis nella confinante Repubblica Dominicana che con essa condivide l’Isola Hispaniola.

La popolazione haitiana rappresenta il 98,2% degli immigrati arrivati nella Repubblica
Dominicana. La comunità haitiana è cresciuta dell’8% tra il 2012 e il 2019. Il corridoio di
migrazione per lavoro da Haiti alla Repubblica Dominicana pone sfide alla governance ed è
caratterizzato da informalità e circolarità dei movimenti incoraggiati da una domanda
relativamente stabile di manodopera haitiana che diventa così il pilastro della produzione del
principale prodotto di esportazione dominicano: lo zucchero.

Il tasso di partecipazione complessivo degli uomini haitiani è quasi il doppio di quello delle donne haitiane, così come il tasso di occupazione; e il divario nella disoccupazione aperta è del 18,3%, tre volte più alto nelle donne haitiane. Gli immigrati haitiani sono concentrati in termini occupazionali in quattro rami di attività: settore agricolo (35,7%), edilizia (25,9%), commercio (16,5%) e altri servizi (10,4%). Il 40,9% degli uomini haitiani lavora nel settore agricolo, il 31,4% nell’edilizia, l’11,1% nel commercio e il 6% in altri servizi. Il 39% delle donne haitiane, invece, svolge attività commerciali, il 29,5% in altri servizi, il 13,2% nel settore agricolo e l’8,8% nel ramo alberghiero e della ristorazione.

ISCOS da anni mantiene rapporti con le principali centrali sindacali dominicane quali la
Confederación Nacional de Unidad Sindical (CNUS), la Confederación Autónoma Sindical Clasista (CASC), la Confederación Nacional de Trabajadores Dominicanos (CNTD) e il Comité Intersindical de la Mujer Trabajadora (CIMTRA). Alla fine del 2019 si è concluso con loro il Progetto M+s Sindicato – Cadenas de sostenibilidad che ha inteso contribuire a favorire la partecipazione dei giovani e delle donne nei sindacati, a rafforzare il lavoro di incidenza dei sindacati in special modo in merito al dibattito e alla discussione sulla riforma del codice del lavoro e la legge sulla sicurezza sociale 87/01.

Queste stesse Centrali, in coordinamento con il movimento sindacale haitiano e con la
collaborazione della Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), giocano un ruolo decisivo quando si tratta di sostenere le cause dei lavoratori e delle lavoratrici migranti haitiani assicurando assistenza giuridica e formativa essenziali per molti di loro che si trovano senza documenti in Repubblica Dominicana.

L’INFAS (Instituto de Formaciòn Agricola y Sindacal) della Repubblica Domenicana (vincolato al CASC, una delle Centrali con le quali si è lavorato parecchio nel passato) si sta impegnando su due fronti in solidarietà con Haiti:

1) Offrendo assistenza giuridica e formazione nel territorio haitiano ai lavoratori della
costruzione. Dopo l’ultimo terremoto hanno sostenuto nell’emergenza con alimenti le
famiglie delle 23 persone decedute del sindacato haitiano legate alla CSA Confederación Sindical de Trabajadores/as de las Américas espressione regionale della CSI. Altri 60
affiliati hanno perso la casa e altrettanti hanno subito danni alle loro abitazioni. I costi
per la riparazione/ricostruzione vanno da U$ 5.000 a U$ 10.000 cu.

2) Offrendo assistenza giuridica e formazione questa volta in territorio dominicano a favore
degli immigrati haitiani irregolari su due linee di lavoro:

A) Formazione professionale nel settore edile: corsi avanzati di muratura, corsi di
idraulica, corsi di elettricista residenziale e corsi per capomastri. Ogni corso ha un carico
orario di circa 150 ore di insegnamento secondo standard di competenza, con 20
partecipanti e avrebbe un costo stimato di U$ 4.000 per ogni corso. Il riferimento in Haiti
è la Confederation des Travailleurs Haïtiens (CTH) e nello specifico la Federación Nacional de Trabajadores de la Construcción y la Madera (FENATCO).

B) Formazione e gestione di documenti e procedure per la regolarizzazione dello status
di immigrato: conta sulle strutture del Dipartimento Nazionale per la Difesa dei Lavoratori
Migranti dell’Edilizia e del Legno (DENTRAMCOM, appendice della FETRACOM). I costi
riguardano: una segretaria a tempo pieno, due avvocati part-time, mobilità, il pagamento
delle spese legali e altro per un costo stimato di U$ 3.000 i primi sei mesi e U$ 2.000 per
un anno, sperando che diventi autosufficiente dopo un anno e mezzo.

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