A sostegno delle lavoratrici della Florenzi in El Salvador

Un articolo di Enrico Garbellini

Il 18 marzo, per le misure di prevenzione del COVID-19, il presidente Nayib Bukele ha ordinato la chiusura di maquilas e call center a causa della loro alta concentrazione di persone per quattro mesi. C’erano 153 maquilas, tra cui Florenzi Industries. Florenzi ha aperto le sue porte in El Salvador nel 1985. È un’azienda tessile specializzata nella produzione di camicette. Il 1° giugno 2020 i 213 dipendenti si sono presentati al lavoro, ma è stato loro negato l’ingresso e l’azienda non è stata più riaperta. Il datore di lavoro ha giustificato la misura come un’uscita da un presunto “fallimento” a causa delle misure adottate durante la quarantena da COVID-19. Le operaie lavoravano otto ore per un salario minimo.

8 giorni dopo il licenziamento, le lavoratrici hanno avviato una serie di mobilitazioni rivendicando il fatto che, oltre alla perdita del posto di lavoro, non hanno ricevuto il TFR, le ferie annuali, l’AFP e la Previdenza Sociale. 5 di loro (Lissette Morán, Maria Nery Ramirez, Lucía Torres, Nuria de los Ángeles e Juan José Rivas) hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame.

Almeno il 70% delle lavoratrici ha 40 anni e più: “abbiamo provato a cercare lavoro in altre maquilas ma se dicono che siamo della Florenzi, non ci assumono per la lotta che abbiamo promosso”, spiega María Ramírez, un’operaia che ha lavorato per 10 anni in azienda.
Lo Stato salvadoregno è accusato di non aver preso provvedimenti in merito: la fabbrica ha chiuso l’attività e non avrebbe rispettato gli obblighi di lavoro che aveva con i suoi dipendenti.

Lo stabilimento Florenzi ha chiuso a seguito dell’interruzione del lavoro imposta dal Governo nel corso del 2020 a causa della pandemia di COVID-19. A metà del 2020, un rappresentante della fabbrica di abbigliamento ha annunciato che la fabbrica era in bancarotta. Più di un centinaio di lavoratrici hanno occupato una chiesa ma costrette a liberarla alla presenza di polizia, militari e membri del Corpo degli agenti metropolitani dell’ufficio del sindaco di San Salvador. L’arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas, ha detto di non essere a conoscenza del caso della fabbrica Florenzi, ma di essere solidale con loro.

In prima fila a sostegno della causa delle lavoratrici della Florenzi c’è ORMUSA (Organización de Mujeres Salvadoreñas por la paz), socia della REDCAM (Red Centroamericana en Solidaridad con las Trabajadoras de la Maquila) che ha attivato subito aiuti alimentari, assistenza psicologica e giuridica. Al loro fianco, l’unica entità sindacale è rappresentata dalla Coordinadora Sindical Salvadorena (CSS). ORMUSA si sta impegnando a negoziare con le più famose e rinomate marche committenti (citiamo PUMA, Reebok, Disney e Pierre Cardin) a riconoscere alle lavoratrici arretrati ed indennizzi come forma di responsabilità sociale.

Florenzi è un’azienda coinvolta in accuse di violazioni dei diritti dei lavoratori sin dagli anni 1990. Un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro indicava nel 1992 che “La signora Blanca Lidia López, segretaria per i conflitti della sottosezione del sindacato aziendale Industrial Florenzi SA veniva licenziata per lo svolgimento di attività sindacale”. Nel 2017 è stata anche condannata dalla Prima Camera del Lavoro a pagare 3.908 dollari a un ex dipendente a titolo di indennità per licenziamento illegittimo, ferie e bonus proporzionale. Ma questo non ha mai allertato lo stato salvadoregno.

 

 

 

https://elfaro.net/es/202106/el_salvador/25508/La-victoria-agridulce-de-las-obreras-Florenzi.htm

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