Cusco: primo incontro di rappresentanti sindacali ed esperti sulla situazione nel “corridoio minerario” del Sud Andino del Perù

Report di Andrea Cortesi

Si è svolto il 23 novembre 2021 al Fray Bartolomé a Cusco, e in videoconferenza, il primo incontro tra sindacati del settore minerario del cosiddetto ‘corridoio minerario del Sud’ del Perù. L’incontro è stato promosso da ISCOS CISL, Centro Bartolomé de las Casas, Weworld e UIM all’interno delle attività del progetto “Derechos Humanos Ambientales YA!” co-finanziato dalla Unione Europea.

I sindacati del settore presentano una forte debolezza dai tempi delle riforme di Alan Garcia prima e Alberto Fujimori poi, quando sono stati attaccati e perseguitati. Purtroppo tutti i governi democratici, successivi alla fine del periodo fujimorista, non sono ancora riusciti a modificare norme e leggi per consentire una piena libertà di organizzazione e rappresentatività dei lavoratori.

All’incontro, a cui sono state invitate a partecipare anche le ong locali attive nella difesa dell’ambiente e delle comunità locali fortemente colpite dall’attività mineraria, hanno partecipato sindacati ‘storici’ come la confederazione CGTP di Apurímac e il sindacato SITRAMINA della miniera Antapaccay (Cusco) di proprietà della multinazionale Glencore e il neo costituito sindacato SUTEM della miniera Las Bambas (Apurimac) di proprietà di MMG (Cina). Purtroppo, il cammino da fare è ancora lungo, molti sindacalisti non sono riusciti a partecipare per motivazioni diverse, tra questa l’inagibilità (molte miniere distano 8-10 ore di transito dal capoluogo regionale e sono in zone di difficile, per non dire nulla, connessione internet e i permessi sindacali per partecipare a riunioni come queste non sono così frequenti).

Sono stati invitati a partecipare anche alcune associazioni di lavoratori della cosiddetta mineria informale, vale a dire artigianale, molto diffusa nella zona, realizzata non dai grandi gruppi industriali, ma da piccoli gruppi locali autorganizzati – con poche infrastrutture e mezzi – che si dedicano all’attività mineraria. Purtroppo però anche loro non sono riusciti a partecipare all’incontro, ma il contatto è stabilito e quindi continueremo nella ricerca di un loro coinvolgimento.

Ad ogni modo, l’incontro di Cusco è stato un primo passo importante perché ha rappresentato una assoluta novità nel contesto peruviano di incontri fra sindacati di imprese diverse (purtroppo anche la federazione di settore che raggruppa tutti i sindacati dell’industria lamenta alcune difficoltà organizzative con i sindacati del settore minerario), e soprattutto perché ha coinvolto anche alcune ong molto attive sul fronte della tutela ambientale come Cooperacción, Aprodeh e Comundo.

Il dialogo è stato rafforzato dalla presenza in videoconferenza da Montevideo di Marino Vani direttore di IndustriALL Global Unione per America Latina e Caraibi che, insieme alla sua collega Laura Carter, ha portato l’esperienza e le attività in corso che il sindacato internazionale sta portando avanti nel settore, evidenziando come ci sia sempre maggiore necessità, nel mondo globalizzato, di un sindacato che sia attore sociale (e non solo rivendicativo dei diritti dei propri iscritti) che possa essere attore di cambiamento nei confronti del sistema neoliberale e capitalista, ma anche attore locale, insieme con gli altri soggetti del territorio come le comunità e le ong, per un vero sviluppo territoriale sostenibile a tutela dei diritti umani, dei diritti dell’ambiente, delle comunità autoctone e dei lavoratori.

I sindacati locali hanno riportato numerosi esempi di pessimo comportamento da parte delle imprese del settore, a cominciare dalla terziarizzazione della manodopera, che arriva in alcuni casi al 70-80% degli addetti, lavoratori che provengono da fuori, da altre regioni del Paese – costa e nord del Perù – quindi persone che non hanno nessun interesse a relazionarsi con le comunità locali – stiamo parlando di comunità altoandine e di campesinos di lingua quechua, isolati a ore di distanza dai centri abitati più grandi, dediti all’agricoltura e all’allevamento di alpaca, nella sua maggioranza.

Hanno riportato poi casi di comportamenti apertamente antisindacali, di violazione degli accordi con le autorità locali per la gestione e la tutela delle acque e del territorio, della mancata applicazione dei sistemi di protezione più semplici fino alla imposizione di continuare il lavoro nonostante le disposizioni restrittive deliberate dal governo durante i lockdown scorsi (il settore minerario ha continuato, in deroga ai provvedimenti governativi, a portare al lavoro migliaia di operati e impiegati anche nei periodi più difficili). Ricordiamo che il Perù ha sofferto più di 200 mila morti e oltre 2.2 milioni di contagi – dati ufficiali, ovviamente i dati reali sono molti di più per la difficoltà di diagnosi in queste zone – su una popolazione di poco più di 34 milioni di abitanti.

Al termine della riunione sono stati condivisi alcuni passi concreti per costruire una agenda di lavoro per rafforzare l’azione dei sindacati nell’area che va da un maggiore raccordo e relazione con gli altri attori locali ong e associazioni della società civile per condividere problematiche, azioni e campagne; favorire la partecipazione di sindacalisti e rappresentanti del settore in momenti formativi e di incontro di altri attori territoriali; promuovere e favorire una maggiore articolazione tra i sindacati di impresa tra loro e con le rispettive federazioni e centrali; promuovere e favorire una maggiore relazione con le reti sindacali internazionali, in particolare con IndustriALL Global Union. In tutto questo il ruolo del progetto “Diritti umani e ambientali YA!” e dei suoi partners, a cominciare da ISCOS CISL, sarà fondamentale, già dai prossimi giorni il personale locale del progetto visiterà i sindacati e i lavoratori nelle zone di produzione con l’obiettivo di recuperare maggiori informazioni e avviare un vero e proprio diagnostico delle problematiche connesse alla situazione lavorativa e al ruolo dei sindacati nella zona di intervento.

 

 

 

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